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IL RAGNO CHE FU CAVATO DALLA TERRA CAVA (PARTE 1) - OVVERO MARTIN MYSTERE 115 ter
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Arte di Marco Maccagni
Storia e lettering di Franco
Supervisione di Luca
NOTE
Tavola originale.
Chi c'è nel vortice spaziotemporale che unisce diverse epoche?
Godzilla (in primo piano), un'ameba, una citazione a piacere di Marco e una motovedetta della Polizia con cui Martin Mystere avrà a che fare in futuro (e così la nostra celebrazione diventa tripla).
La motovedetta viene infatti (o verrà?) dalla storia degli albi Martin Mystère n. 9 , "Il Triangolo delle Bermude" e Martin Mystère n. 10 , "Il segreto del Lusitania" .
Il "sole" che splende al centro del varco è lo stesso visto in MM 115 bis: la differenza è che Torn, con i suoi talenti metaumani, può vedere ciò che Martin e compagni percepivano come una oscurità uniforme.
Godzilla ricompare anche nella vignetta 3, in posizione "kawaii", e infatti non fa parte della trama.
La muta di Torn si basa su una avveniristica (per noi, ma non per la sua epoca) nanotecnologia controllabile mentalmente.
L'esclamazione di Torn anticipa quella di Martin Mystere ed è pure un omaggio alla linea di giocattoli horror (di breve durata) Inhumanoids.
Internet insegna che in un dialetto Inuit le parole Iqniq e Aasrivak significano "fiamma" e "ragno", ma da qui a sapere come si combinano tra loro per significare "ragni di fiamma" ce ne passa.
Una nota di Marco sulla genesi della "camera" intessuta dai ragni: partendo dall'idea di base, l'ho riprogettata più volte prima di decidere la sua forma finale.
Inizialmente doveva essere una specie di enorme stanza tonda, ma non mi convinceva appieno vista la maestosità che la scena avrebbe dovuto rappresentare, così ho cercato di darle forme che ricordassero vagamente quelle di una galassia, dando l'idea dello spazio e della potenza del cosmo (e qui siamo alla versione presente sullo storyboard).
Ancora però non mi bastava e, una volta passato alle matite vere e proprie ho tentato una pazzia/esperimento: trasformare quell'enorme contenitore in un qualcosa di non chiaramente definito, apparentemente senza un limite, ma allo stesso tempo in grado di racchiudere qualcosa al suo interno e quindi di contenerlo come fosse un luogo chiuso.
E così ho buttato giù il disegno presente nella versione finale.
IL RAGNO CHE FU CAVATO DALLA TERRA CAVA (PARTE 1) - OVVERO MARTIN MYSTERE 115 ter
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Arte di Marco Maccagni
Storia e lettering di Franco
Supervisione di Luca
NOTE
Tavola originale.
Chi c'è nel vortice spaziotemporale che unisce diverse epoche?
Godzilla (in primo piano), un'ameba, una citazione a piacere di Marco e una motovedetta della Polizia con cui Martin Mystere avrà a che fare in futuro (e così la nostra celebrazione diventa tripla).
La motovedetta viene infatti (o verrà?) dalla storia degli albi Martin Mystère n. 9 , "Il Triangolo delle Bermude" e Martin Mystère n. 10 , "Il segreto del Lusitania" .
Il "sole" che splende al centro del varco è lo stesso visto in MM 115 bis: la differenza è che Torn, con i suoi talenti metaumani, può vedere ciò che Martin e compagni percepivano come una oscurità uniforme.
Godzilla ricompare anche nella vignetta 3, in posizione "kawaii", e infatti non fa parte della trama.
La muta di Torn si basa su una avveniristica (per noi, ma non per la sua epoca) nanotecnologia controllabile mentalmente.
L'esclamazione di Torn anticipa quella di Martin Mystere ed è pure un omaggio alla linea di giocattoli horror (di breve durata) Inhumanoids.
Internet insegna che in un dialetto Inuit le parole Iqniq e Aasrivak significano "fiamma" e "ragno", ma da qui a sapere come si combinano tra loro per significare "ragni di fiamma" ce ne passa.
Una nota di Marco sulla genesi della "camera" intessuta dai ragni: partendo dall'idea di base, l'ho riprogettata più volte prima di decidere la sua forma finale.
Inizialmente doveva essere una specie di enorme stanza tonda, ma non mi convinceva appieno vista la maestosità che la scena avrebbe dovuto rappresentare, così ho cercato di darle forme che ricordassero vagamente quelle di una galassia, dando l'idea dello spazio e della potenza del cosmo (e qui siamo alla versione presente sullo storyboard).
Ancora però non mi bastava e, una volta passato alle matite vere e proprie ho tentato una pazzia/esperimento: trasformare quell'enorme contenitore in un qualcosa di non chiaramente definito, apparentemente senza un limite, ma allo stesso tempo in grado di racchiudere qualcosa al suo interno e quindi di contenerlo come fosse un luogo chiuso.
E così ho buttato giù il disegno presente nella versione finale.
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© 2012 - 2024 martin-mystere
Comments1
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Meravigliosa idea di Marco. Eccellente rappresentazione!